La felicità del cactus di Sarah HaywoodLa felicità del cactus

 

    • Titolo: La felicità del cactus
    • Autore: Sarah Haywood
    • Editore: Feltrinelli
    • Genere letterario: Narrativa moderna e contemporanea
    • Pagine: 368
    • Lingua: Italiano
    • Anno di pubblicazione: 2018
    • Formato: Brossura
    • ISBN: 9788807892325
    • Listino: 15,00 €

Mi sono persa nei meandri delle mie paure. 

C’è chi dice che è necessario perdersi per poi ritrovarsi. 

Io non so se ciò sia vero. Quello che so, invece, è che quando ci si perde non hai più forze, coordinate, ti senti abbattuta, sconfitta ancor prima di affrontare l’intero percorso. 

È quello che mi è successo in queste ultime settimane o forse mesi. Mi sono trascinata un bagaglio emotivo troppo grande, grande persino per me che mi ostino a fare la forte e a voler sopportare qualunque cosa. Ma alla fine ci si stanca, si abbandona l’ascia di guerra e si dichiara la sconfitta o per lo meno la stanchezza mentale e fisica. 

Mi sono bloccata proprio quando ero e sono a un passo dal finale, da un mio personale traguardo. Hanno vinto le paure e la debolezza. Le ansie e i timori di non farcela, di non essere mai abbastanza, all’altezza di ciò che mi viene richiesto. 

Sostenere gli ultimi esami e preparare l’ennesima tesi di laurea non è un gioco da ragazzi. Solo chi lo ha provato può comprendermi. 

In compenso, però, queste sensazioni, seppure brutte, le ricorderò per sempre. Come quelle che mi hanno accompagnato all’esame di maturità. Ti segnano. Caratterizzano un momento che solo dopo riesci a guardare con soddisfazione. Nel mentre è tutto così difficile, insormontabile ed impossibile. 

Di vette da scalare nella vita ce ne sono tante ed è dalla cima che si gode del panorama. Ma poi, ciò che ci aspetta è la discesa. Ciò che dobbiamo ricordarci però è che questa prevede sempre la risalita, prima o poi. Lo stallo è momentaneo. Le prove da superare non finiscono mai. 

Allora dove trovare la forza mentale per andare avanti? Ognuno di noi ha modi e metodi diversi per rigenerarsi. In primis attraverso lo sport. Ma io sono medaglia d’oro di pigrizia, quindi opzione scartata.

Yoga, meditazione, volontariato…e chi più ne ha più ne metta. 

Oppure guardare serie tv e soprattutto  leggere. Questo si che fa per me! 

L’unico modo per riprendere le mie forze mentali è staccare la spina dal mondo, dalla società, ed immergermi nelle epoche passate, in storie non mie, vestire i panni di personaggi buffi e ridicoli, prendere una tazza di tè con Madame Bovary, sognare l’amore con Anna Karenina, fare un viaggio a Lilliput con Gulliver, attraversare una tempesta con Shakespeare, conoscere la pena della carcerazione con il conte di Montecristo, affrontare duelli con abili spadaccini assieme ai tre Moschettieri, divertirmi con Sancio Panza, prendermi gioco di Don Abbondio e conoscere i segreti della mente con Freud. 

Questo è ciò di cui mi nutro, di cui non potrei fare a meno.

In questo periodo a farmi compagnia c’è stato un libro fantastico: “La felicità del cactus” della Haywood. 

Non potete immaginare quante similitudini ho riscontrato con la mia vita e con Susan, la protagonista. Per esempio questa:

Non amo l’estate. Con il caldo la gente tende a rinunciare ai vestiti e al senso del pudore. Non fa per me. Spesso d’estate i colleghi mi assillano perché faccia una vacanza…ma trovo assurdo perdere tutto quel tempo a poltrire in riva al mare o intorno a una piscina [] quando arriva ottobre [] una donna può finalmente indossare maglioni spessi e pesanti e onorare la decenza senza attirare l’attenzione.

Donna solitaria, indipendente, orgogliosa, forte, caparbia, razionale e convinta di poter far passare ogni aspetto della sua vita al vaglio della logica. Convinta anche di farcela da sola, sempre, di non aver bisogno “degli altri”, in grado di saper gestire le emozioni e di non farsi sopraffare dall’Amore, quello con la A maiuscola. 

Io non cambio mai idea.” Era vero. Una volta presa una decisione, non tornavo mai indietro, non l’avevo mai fatto.

Mi ero imposta di non essere debole o volubile. Dovevo essere fedele a quella che ero sempre stata.

La vita però ci sorprende sempre. Ci pone davanti ostacoli e noi dobbiamo essere lì, pronti in qualche modo a farci valere, a dimostrare di potercela fare. In un modo o nell’altro ce la dobbiamo cavare. Susan mostra grande dimostrazione di se stessa e quasi ci sorprende. 

La narrazione in prima persona ci permette di prender parte dei pensieri più intimi e nascosti di Susan e anche di partecipare a quelli più buffi e noiosi.

Le sue manie di controllo sono quasi al limite del possibile, ogni cosa deve andare ed essere come lei ha stabilito. Difficile, davvero complicato, mantenere un equilibrio tale. Prima o poi si cede, prima o poi arriva la resa. Ed è in quel momento che la protagonista scopre aspetti della vita sconosciuti, emozioni inaspettate. 

Scopre se stessa, comprende che la vera Susan è anche altro dalla donna cinica e anaffettiva. Ma sarà in grado di reggere questo cambiamento?

Sarà in grado di affrontare suo fratello Edward, le pratiche del funerale di sua mamma, la sua vicina Kate quasi invadente, Rob sempre tra i piedi, l’odiosa zia Sylvia e le sue cugine vanitose, sarà in grado di gestire e mantenere il suo atteggiamento distaccato facendo tutto “alla vecchia maniera”? 

Rimasi seduta sul bordo della vasca per qualche minuto, godendomi quel momento di solitudine e pensando agli eventi dell’anno passato e di quello futuro, come si usa fare in queste occasioni. La vita che mi ero organizzata con tanta cura stava cambiando. E forse non era un male.

Ma ecco, tutti noi, siamo come dei cactus, ci ricopriamo di spine all’esterno, per difenderci, per adattarci all’ambiente circostante ma in fondo, dentro, siamo fragili e delicati. 

Io non ho nessuna fragilità.”

“Tutti ne abbiamo. È solo che tu le nascondi, forse anche a te stessa. Dovresti provare ad abbassare la guardia ogni tanto. Potresti avere delle piacevoli sorprese.”

La fragilità non è sempre sinonimo di debolezza e sconfitta. Al contrario, può aiutarci a vedere le cose del mondo in maniera diversa, ci offre altri spunti e punti di vista, ci permette di poter essere deboli e sensibili quando vogliamo, senza nasconderci. Non c’è nulla di cui vergognarsi, anche nell’essere deboli. Lo siamo un pò tutti. Ed ognuno di noi attua delle strategie di sopravvivenza, più o meno giuste, più o meno semplici e comprensibili. 

Io mi sto crogiolando nella mia fragilità dopo un periodo in cui ho dovuto indossare le armi per difendere me stessa dal dolore. 

Questo libro si rivolge soprattutto a quelli che, come me e Susan, hanno sofferto tanto e si difendono dalle persone e dal mondo ma poi, un bel giorno, sentono esplodere la voglia di vivere e magicamente rifioriscono per dare il meglio di sé e godersi un raggio di sole. A voi è mai capitato?

E se siete ancora indecisi sull’acquisto di questo libro, vi riporto la trama più dettagliata che vi è in quarta di copertina:

A Susan Green non piacciono le sorprese: vuole avere tutto sotto controllo. Con buona pace di famiglia e colleghi, che la trovano fredda e spigolosa.

Ma la vita di Susan è perfetta…per Susan. Ha un appartamento a Londra tagliato su misura per una sola persona, un lavoro che soddisfa la sua passione per la logica e un accordo molto civile con un gentiluomo che le garantisce adeguati stimoli culturali, e non solo, senza inutili sdolcinatezze. Guai perciò a chiunque tenti di abbozzare un maggior coinvolgimento emotivo e di accorciare le distanze: Susan punge, come i cactus che colleziona.

Eppure, si sa, la vita sfugge a ogni controllo. E l’aplomb di Susan inizia a vacillare quando deve fare i conti con un lutto improvviso e con la prospettiva, del tutto implausibile secondo lei, di una gravidanza. All’improvviso il mondo sembra impazzito, sia dentro che fuori di lei. Ma proprio quando Susan teme di non riuscire più a fare tutto da sola, riceverà aiuto dalle persone più impensabili. E l’inflessibile femminista di ferro, la donna combattiva e spinosa come i suoi cactus, si troverà a fiorire.

Come far fiorire una pianta di cactus (e Miss Green):

 

  • innaffiare con parsimonia, iniziando con poche gocce perché si abitui dopo tanta siccità;
  • darle autonomia e spazio sufficiente;
  • esporla in modo costante alla luce e al calore.