Lo scrittore fantasma di Philip Roth

  • Titolo: Lo scrittore fantasma
  • Autore: Philip Roth
  • Editore: Einaudi 
  • Genere letterario: Narrativa moderna e contemporanea
  • Pagine: 148
  • Lingua: Italiano
  • Anno di pubblicazione: 2015
  • Formato: Tascabile
  • ISBN: 9788806225377
  • Listino: 11,00 €

La smania di far carriera porta molti ad allontanarsi dalla vita vera e ad immergersi completamente nel loro lavoro. Ma è giusto sacrificare tutto, qualsiasi aspetto della vita per raggiungere ed ottenere la fama? Che cosa comporta il conquistarla? Si è sempre gli stessi uomini umili e modesti o qualcosa ci sconvolge?

Una serie di interrogativi per i quali ognuno di noi darebbe risposte differenti. Anche questo libro, a suo modo, rappresenta una soluzione a tali domande. 

Come? Presentandoci la grande figura dello scrittore Lonoff e del suo discepolo Nathan Zuckerman. 

La trama

Ma partiamo dal principio. Dell’autore non conosco quasi nulla, sapevo fosse l’autore di Pastorale Americana (libro che non ho letto) ma nulla di più. Il titolo e la fama dello scrittore mi hanno spinta all’acquisto. Era lì su una bancarella di libri usati per pochi euro. Poi ho letto la quarta di copertina e ho pensato “bene, un altro libro sugli ebrei e la seconda guerra mondiale” e me lo sono portata a casa convinta di leggere la solita storia sullo sterminio ebraico, la soluzione finale hitleriana e quanto di ormai tragicamente noto.

Lo scrittore fantasma non è nulla di tutto ciò, o meglio, lo è ma in parte, una piccolissima parte. 

Ciò che attira l’attenzione del lettore è la capacità di scrittura di Roth che non oserei definire lineare ma per lo più caotica. Nonostante ciò, si rivela incisiva, diretta, esplicita, coinvolgente. Non perderete mai il filo della storia, conoscerete sempre più a fondo i personaggi nella loro vera intimità.

Nathan è il classico ragazzo che sogna di diventare uno scrittore affermato e di far carriera. Dopo essere stato scoraggiato nell’impresa dal padre e dal giudice cittadino, decide di rivolgersi al suo mentore per eccezione, lo scrittore Lonoff. Nathan prova un’ammirazione smisurata per quell’uomo, quasi lo venera ed è a lui che sottopone i suoi scritti. 

Chi meglio del grande Lonoff potrà giudicarlo e dirgli se la sua strada è davvero quella della letteratura? Si reca così presso la casa dell’uomo. 

A dir la verità definirla casa forse è errato, la considererei più che altro un rifugio di montagna isolato dal mondo e dagli umani. Un posto dimenticato da Dio. E ciò ci dice tanto sul temperamento del grande scrittore, un uomo burbero nell’aspetto, maniaco ed ossessivo nelle sue abitudini, amante della solitudine, con una certa dose di disprezzo verso il genere umano e con relazioni interpersonali, quindi, pari a zero.

Le uniche presenze in casa sono quelle di due donne. Hope, sua moglie, il cui nome ci rivelerà tanto, e la signorina Amy Bellette. È in queste che risiede la chiave di volta di tutto il romanzo ma non vi rivelerò nulla di più. 

Quello che posso affermare a gran voce è che si tratta di un libro spettacolare, il suo finale è quasi sconvolgente. Le ultime pagine sono in grado di lasciarci proprio senza fiato perché ciò che viene rivelato non ce lo saremmo mai aspettati. 

La struttura

Devo essere onesta, dopo le prime dieci pagine stavo per abbandonare la lettura del libro di Roth. Non saprei definire il motivo ma non mi aveva catturato. Mi aspettavo un incipit sicuramente diverso. Una storia incentrata solo ed esclusivamente sugli ebrei. E invece oggi sono qui a recensirlo e consigliarvelo. È un libro molto sottile ed è diviso in quattro parti, ognuna con un titolo diverso. I primi due titoli fanno esplicito riferimento ai due protagonisti principali della vicenda, Lonoff e Nathan, si ha quindi rispettivamente nel I capitolo Maestro e nel II Nathan Dedalus. Gli ultimi due capitoli, Femme fatale e Sposato a Tolstoj fanno riferimento, più che altro, a temi affrontati.

Questa divisione aiuta in un certo qual modo a puntare il nostro focus su personaggi ed eventi particolari, è l’autore stesso che ci guida, ci porta là dove desidera e ci ritroviamo a puntare il nostro sguardo su particolari che avremmo passato inosservati. 

Roth è assolutamente presente all’interno della storia, si avverte tutta la sua volontà di esserci e lo stesso Lonoff appare esattamente un alter ego di Roth. Non so quanto questo sia stato volutamente stabilito dall’autore (ribadisco di non conoscerlo e mi riprometto di approfondire sicuramente sia le sue opere, la sua scrittura, sia il suo profilo biografico) ma questo è ciò che ho avvertito.  

I personaggi

Inizialmente ho simpatizzato solo ed esclusivamente per Nathan. L’ho sentito più vicino al mio mondo, un giovane ragazzo che ama la letteratura e la scrittura e che prova in tutti i modi a trasformare questa sua passione nel lavoro della sua vita. Ribelle nel suo piccolo e determinato a conoscere il suo scrittore preferito. 

Anche un pò curioso e ficcanaso se vogliamo, soprattutto per quel che riguarda un episodio avvenuto in casa Lonoff. 

Lo scrittore, Lonoff per l’appunto, non ha mai suscitato in me grandi speranze. A tratti mi è sembrato troppo altezzoso, poco umile. 

La sua lontananza dalle vicende quotidiane lo hanno portato ad incentivare la sua fantasia e a metterla in pratica sulle sue pagine. Preferisco, invece, figure di autori totalmente immersi nel magma umano, completamente invasi dalle esperienze altrui e personali. Lonoff di personale non ci mette un bel niente. Se avesse dovuto narrare qualcosa della sua personalissima vicenda attuale, non avrebbe granché da dire. 

Ciò che io trovavo di tanto ammirevole in lui non era soltanto la tenacia con cui aveva sempre continuato a scrivere le sue storie, ma il fatto che, una volta «scoperto» e reso popolare, rifiutasse premi e titoli, declinasse ogni offerta d’iscrizione a istituzioni onorarie, non concedesse interviste e non volesse essere fotografato, come se associare il suo viso alla sua opera fosse una ridicola irrilevanza.

Hope, la moglie di Lonoff mi ha ispirato tenerezza. Mi è sembrata una donna inizialmente fragile, quasi sottomessa al volere e alle abitudini del marito ma che sfodera una tenacia incredibile nel finale del romanzo. Mi ha sorpreso.

Infine, Amy Bellette, la ragazzina ebrea sopravvissuta all’Olocausto. Non mi ha mai convinto sin dall’inizio. L’ho sempre guardata e giudicata con sospetto… ed avevo ragione! Più che a Lonoff, collego il titolo dell’opera proprio a quest’ultima ma i motivi li capirete da soli.

Non perdetevi il finale! Rimarrete sorpresi, ve lo assicuro!

Consigli di lettura

Se state cercando un libro non molto impegnativo, anche questo fa al caso vostro. Potrete leggerlo in tutta tranquillità e in tempi brevi. L’autore merita molto, è evidente che siamo dinanzi a uno dei grandi della letteratura americana. Non perdetevelo!